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Archivi minerari delle colline metallifere Montecatini Montedison Solmine

sec. XIX terzo quarto - 1985

Storia archivistica

Gli Archivi Minerari conservati a Massa Marittima comprendono gli archivi prodotti da numerose aziende operanti in campo minerario e chimico ubicate in massima nella zona sud della Toscana : nel bacino minerario delle Colline Metallifere, nel centro operativo di Scarlino, nel Monte Amiata, nella zona del Monte Argentario ma anche fuori della Toscana nel Lazio e in parte nelle Marche, in Abruzzo, in Puglia, in Sardegna e in Emilia Romagna, tutte facenti parte del gruppo industriale Montecatini - Montedison poi Solmine e Società incorporate.
Gli archivi si trovavano nei vari siti minerari e nel centro operativo di Scarlino nel 1973 quando il gruppo Montedison passò la gestione del comparto minerario e chimico alla SOLMINE (Società Lavorazione Minerali), già creata nel 1972 dalla Montedison, ma passata dal 1 maggio 1973 all'ente statale EGAM (Ente Gestione Aziende Minerarie), riservandosi la gestione dell'impianto di Biossido di Titanio attraverso la Dipi e poi la Sibit. Presso la Dipi- Sibit rimasero i libri relativi all'Ufficio del Personale di tutte le aziende minerarie già Montedison.
Vari archivi di questo complesso furono dichiarati di notevole interesse storico dalla Sovrintendenza archivistica per la Toscana a partire dal 1981 con vari provvedimenti: Miniera di Fenice Capanne: atto n. 358 del 25/5/81; Azienda Agraria di Massa Marittima: atto n. 359 del 25/5/81; Miniera di Bagnore (Loc. Bagnore - S. Fiora): atto n. 355 del 25/05/81; Centro Operativo di Scarlino: atto n. 374 del 15/7/81; Miniera di Gavorrano: atto n. 354 del 25/5/81; Libri matricola Società Montecatini: atto n. 362 del 5/6/81
Nell'aprile 1987 il Comune di Massa Marittima e la Società firmarono una convenzione per mezzo della quale il Comune riceveva in deposito e si impegnava a conservare presso i propri locali l'intero complesso documentario.
Il riversamento avvenne in diverse tranche a partire da quella data quando ancora lo sfruttamento minerario era attivo ma progressivamente gli impianti minerari della zona stavano chiudendo e le Società abbandonavano le strutture. Il riversamento è durato fino alla chiusura dell'ultima miniera delle Colline Metallifere, quella di Campiano nel 1994. Al salvataggio di questo prezioso materiale a forte rischio di dispersione ha contribuito anche l'attività dei soci volontari del COMASAM, il Comitato Massetano per la Salvaguardia della Archeologia Mineraria costituitosi a Massa Marittima nel 1987. In quegli anni a Massa Marittima si venne a creare dunque, un notevole centro di raccolta del materiale documentario prodotto dall'industria mineraria e chimica che fu ricoverato in alcuni locali messi a disposizione dall'Amministrazione in attesa di individuare una sede definitiva dove sistemarli e renderli fruibili. Il materiale venne trasportato in molti casi in cattivo stato di conservazione e senza produrre alcun atto di versamento.
Verso la fine degli anni '90 del Novecento il Comune di Massa Marittima e la Soprintendenza Archivistica hanno finanziato un primo progetto di riordino sulla spinta delle richieste di ex minatori che avevano esigenza di documentare la propria situazione previdenziale. Il lavoro eseguito nell'ambito di questo progetto ha prodotto la catalogazione informatica di circa 8000 unità relative all'archivio del Personale a cura di Angela Quattrucci, inserita in un floppy disk allegato ad un volumetto pubblicato.
Successivamente, nel 2001 la Soprintendenza Archivistica ha realizzato in collaborazione col Comune di Massa Marittima una parziale selezione degli atti da destinare allo scarto sul materiale ancora non inventariato (che era la maggior parte) senza arrivare ad un vero progetto di riordino complessivo principalmente a causa della mancanza di fondi da parte sia del Comune che della Soprintendenza, ma anche per la mancanza di un magazzino definitivo, idoneo non solo alla conservazione del materiale ma anche alla realizzazione del lavoro di riordino e alla successiva fruizione. Le sedi di questo materiale sono state diverse nel tempo, dal Convento di San Pietro all'Orto prima dei restauri che hanno portato all'allestimento del Museo di Arte Sacra, fino ad alcuni locali concessi dalla ASL nella vecchia sede abbandonata dell'Ospedale di Sant'Andrea.
Nel 2006 il Comune di Massa Marittima ha firmato una convenzione con il Parco Minerario Nazionale delle Colline Metallifere Grossetane (costituitosi nel 2002). Con quelle risorse è stato possibile attuare una prima tranche di lavoro che orientandosi sulle mappe e i disegni ha realizzato un intervento di selezione e catalogazione di oltre cinquemila mappe (piante, planimetrie, progetti di ricerca, gallerie, pozzi, prospetti, sezioni) in un data base a cura di Simonetta Soldatini, che si è integrato con la digitalizzazione di un migliaio di questi documenti realizzata a cura del Centro di Geotecnologie dell'Università di Siena diretto dal prof. Carmignani e a disposizione in rete al sito www.neogeo.unisi.it/dbgmnew .
La necessità di dare una sede definitiva a questa immensa mole di materiali ha dato luogo, nel frattempo, ai progetti del Comune di Massa Marittima per creare un vero e proprio Centro di Documentazione dell'attività mineraria dove raccogliere tutta la documentazione archivistica arrivata a Massa Marittima. Questo progetto, che ha portato appunto al restauro dell'edificio abbandonato adibito a magazzino e infermeria della miniera di Niccioleta, è stato portato a termine dall'Ufficio tecnico del Comune grazie a diversi finanziamenti concessi da diversi soggetti: il Ministero con la L. 204/93 per il recupero di edifici minerari dismessi, la Regione e la Comunità Europea sul POR 2007/2013 e lo stesso Comune di Massa Marittima. Completata la sede si è potuto dare avvio al trasferimento del materiale ed ad un progetto complessivo e definitivo di riordino del materiale mai esaminato. Il progetto è stato presentato da Simonetta Soldatini e approvato dalla Soprintendenza che ha partecipato con la supervisione. Nell'esecuzione Simonetta Soldatini si è avvalsa della collaborazione di Roberto Baglioni finanziato dalla Soprintendenza ed Eloisa Azzaro. Il lavoro estremamente complesso data la grande commistione del materiale mai stato esaminato, che nel frattempo aveva subito oltre ai vari spostamenti anche numerosi atti vandalici, si è sviluppato a partire dal settembre 2012 fino al febbraio 2017 in varie tranche partendo da ricognizioni e smistamenti di unità originarie omogenee per arrivare alla individuazione dei fondi di provenienza, per poi procedere alla ricognizione e schedatura del materiale sciolto (casse e buste miscellanee). Progressivamente sono stati ricostituiti i vari fondi e all'interno di ciascuno ricostituite le serie secondo uno schema appositamente elaborato. Unico archivio che è stato possibile ricostruire sia pure parzialmente è quello delle "Aziende Agrarie Montecatini"del quale è stato rinvenuto un inventario originale. Nell'ultima fase è stato trasportato anche il nucleo del Personale che attualmente è ricollocato su 223 metri lineari ( 8300 pezzi tra cartelline e registri). Questa operazione di ricollocamento ha dato modo di esaminare meglio questo fondo e di rilevare che, consistendo in realtà in 9000 pezzi circa tra cartelline e registri catalogati, comprendeva anche numerose unità non pertinenti ad esso che erano state impropriamente inserite e catalogate come, ad esempio, la maggior parte dei registri contabili, ma anche molti carteggi di segreteria. Questi documenti sono stati perciò recuperati e sono andati ad integrare numerose serie attenuando evidenti lacune. L'intervento sul complesso archivistico, ancora in via di definizione e completamento, consente oggi di fruire di ciascun archivio riordinato e inventariato con una numerazione di corda su serie chiuse contrassegnate da una sigla. Tutto il complesso si compone di 2946 unità su 284 metri lineari. Purtroppo occorre rilevare alcune pesanti lacune presenti nella documentazione che in particolare riguardano le Aziende Agricole con la mancanza della documentazione precedente gli anni '30 del '900, cioè tutta la parte contrattuale che si era formata dalla fine dell'800. Inoltre, risultano mancanti nella quasi totalità, se si eccettuano pochi residui, i nuclei documentari delle miniere di Niccioleta e di Fenice Capanne.

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Ambito e contenuto

a documentazione conservata a Niccioleta comprende le carte aziendali prodotte da diverse aziende operanti in campo minerario e chimico e facenti parte principalmente:
del gruppo industriale Montecatini - Montedison; della SOLMINE (Società Lavorazione Minerali) creata nel 1972 dalla Montedison, e passata nel 1973 all'ente statale EGAM (Ente Gestione Aziende Minerarie) e nel 1978 all'ENI (Ente Nazionale Idrocarburi); della SMI (Società Mercurifera Italiana) incorporata poi per fusione dalla Montedison ed altre.
Nel dettaglio:
- le miniere del bacino minerario delle Colline Metallifere, ossia le miniere di pirite di Gavorrano, Boccheggiano - Campiano e Niccioleta, quella di solfuri misti di Fenice Capanne e la miniera di lignite di Ribolla;
- le miniere mercurifere delle Bagnore a Santa Fiora e dintorni, di Monte Labbro a Roccalbegna e dintorni, e la miniera di Catabbio - Fontanelle nel territorio di Semproniano e Manciano, quest'ultima appartenuta alla Società Mineraria Rimbotti passata per fusione alla SMI nel 1967;
- la miniera Del Franco all'Isola del Giglio, appartenente fin dagli '50 alla Montecatini, e le miniere di Monte Argentario della Ferromin e della Società Mineraria dell'Argentario.
Fuori della Toscana negli Archivi di Massa Marittima sono rappresentate la miniera di Manziana Furbara nel Lazio e in parte altre miniere delle Marche, dell'Abruzzo, della Puglia, della Sardegna, dell'Emilia Romagna.
Fa parte, inoltre, del complesso documentario il materiale relativo al comparto industriale dello Stabilimento di Scarlino, costruito tra il 1960 e il 1965 per impiegare il minerale ricavato dalle miniere maremmane nella produzione di acido solforico con un sistema produttivo integrato capace di produrre principalmente acido solforico ma anche vapore di recupero ed energia elettrica nella linea chimica e produzione di pellets di ferro nella linea metallurgica da destinarsi all'industria siderurgica. Il comparto venne completato tra il 1969 e il 1972 con la costruzione dell'impianto per la produzione di biossido di titanio. Tutto questo complesso aziendale minerario e chimico completo, affidato nel 1972 dalla Montedison alla SOLMINE, fu ceduto con questa l'anno seguente, e precisamente il 1 maggio 1973, all'EGAM e nel 1978, in seguito alla soppressione di questo Ente nel 1977, ad ENI. Rimase alla Montedison la parte dello stabilimento relativa alla produzione di biossido di titanio gestita dal 1973 al 1980 dalla DIPI (Divisione Prodotti per l'Industria Montedison) e poi fino al 1984 dalla SIBIT (Società Italiana Biossido di Titanio). La gestione Montedison cesserà nel 1985 con il passaggio di questa produzione alla Società inglese TIOXIDE.
La documentazione riguarda in massima parte la conduzione amministrativa e contabile a cui si aggiunge una notevole documentazione tecnica (ricerche, sondaggi, cubaggi ecc) a cui si collegano 6674 mappe fra planimetrie, sezioni, prospetti di gallerie e pozzi.
La documentazione comprende inoltre l'archivio delle "Aziende Agrarie Montecatini" nel quale si conservano le carte relative alla gestione dei terreni, già acquisiti dalla Società per lo sfruttamento del sottosuolo, e impiegati anche nel soprasuolo per l' agricoltura, il legname e l'allevamento.

FONDI EVIDENZIATI E INVENTARIATI
Aziende agrarie Montecatini 230 unità; Ufficio Tecnico Immobiliare Massa 50 unità; Miniera di Boccheggiano - Campiano sigla MIBO 598 unità; Miniera di Gavorrano-Ravi-Rigoloccio sigla MIGA 840 unità; Miniera Marchi di Ravi sigla MIMA 20 unità; Miniera di Fenice Capanne sigla MIFE 26 unità; Miniera di Ribolla sigla MIRI 108 unità; Miniera di Niccioleta sigla MINI 16 unità; Miniera del Franco Isola del Giglio sigla MIFRA 155 unità; Società Mercurifera Italiana: Miniere di Bagnore e Monte Labbro sigla SMI 500 unità; Miniere di Monte Argentario sigla MA 83 unità; Società Rimbotti Miniera di Catabbio - Fontanelle sigla SORI 73 unità; Miniera di Manziana Furbara (Lazio ) sigla MAFU 125 unità; Bellisio Solfare - Castel Grande- Petrosud- Società Prealpina- Ricerca Idrocarburi 53 unità; Stabilimento di Scarlino 90 unità; Personale Montedison (residuo) 78 unità; Impianto Scarlino Biossido di Titanio Dipi- Sibit 326 unità; Centro Ricerche Sibit Spinetta Marengo 6 unità

 

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Criteri di ordinamento

Gli archivi delle aziende minerarie che compongono il complesso sono riordinati e inventariati con una numerazione di corda su serie chiuse contrassegnate da una sigla. Le serie sono riconducibili ad un quadro di classificazione generale : Direzione - Segreteria (comunicazioni e circolari; canoni, concessioni, permessi di ricerca, appalti di lavori, contratti e operazioni patrimoniali, inventari patrimoniali) - Ufficio Amministrativo : Contabilità (libri contabili ecc.) Magazzino (corrispondenza commerciale, ordini, fatture ecc.) - Personale (premi, sussidi, liquidazioni, malattie e infortuni, dopolavoro, commissioni di fabbrica ecc.)- Settore Trattamento e Spedizioni - Attività Tecnico Produttiva (programmi, preventivi, rapporti tecnici, studi e relazioni tecniche, ricerche, sondaggi, rilievi, officina meccanica, officina elettrica, ufficio tecnico).
Gli archivi degli stabilimenti chimici di Scarlino sono schedati e in corso di ordinamento.
Il fondo relativo al Personale ha una schedatura informatica priva di struttura e riordinamento.
Le mappe sono 6674 in tutto di cui 5314 selezionate e descritte in un database e tra queste 1209 digitalizzate dall'Istituto di Geotecnologie dell'Università di Siena.

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