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Archivio di Stato di Caserta

Descrizione

L’Archivio di Stato di Caserta “nasce” con l’attuale denominazione per effetto del D.P.R. 30 settembre 1963: riacquistava, in tal modo, la propria individualità un Istituto funzionante come “Archivio Provinciale di Terra di Lavoro” fin dal 1818 e che, in epoca fascista, con la temporanea soppressione della provincia, era stato declassato a “sezione” dell’Archivio di Stato di Napoli, restando tale anche quando la provincia venne ricostituita nel 1945.  Dal 2018 gli uffici e la sala di studio dell'Archivio sono stati trasferiti in alcuni ambienti del Palazzo Reale di Caserta. Il materiale archivistico è ancora depositato in un edificio privato, nell'attesa che i lavori di consolidamento statico e di adattamento funzionale dell'emiciclo vanvitelliano della Reggia, dal 2002 destinato a sede dell'Istituto, giungano a conclusione.  Il patrimonio archivistico casertano copre un arco cronologico di nove secoli, dal XII al XX, per un totale, allo stato attuale, di 15 chilometri lineari di documentazione. Il più antico documento è un contratto di compravendita su pergamena, redatto ad Aversa nel 1143, mentre i complessi documentari organici più antichi sono quelli notarili, con protocolli risalenti al XV. Presente anche un fondo diplomatico composto da oltre cinquecento pergamene, fra le quali alcune con notazioni musicali. Di particolare importanza risultano i fondi giudiziari come, ad esempio, la  Commissione militare francese, tribunale di guerra che fu insediato a Capua per combattere il brigantaggio, in cui sono presenti i verbali di interrogatorio dei componenti della banda di Fra’ Diavolo. L’Archivio di Caserta conserva poi la documentazione proveniente dal Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, nell’ambito del quale operò anche la Gran Corte Criminale, istituita per reprimere il brigantaggio nelle province meridionali all’indomani dell’Unità d’Italia.  Il vasto fondo Intendenza di Terra di Lavoro è invece fondamentale per la conoscenza dell'amministrazione periferica del Regno di Napoli.  Presso l’Archivio di Caserta è conservato anche l’archivio dell’Amministrazione provinciale (1861-1927), che negli altri Archivi dello Stato manca, trattandosi di documenti di un ente non statale, che di solito dovrebbe conservare presso di sé i propri atti.  L’Archivio di Stato di Caserta si distingue per il cospicuo patrimonio iconografico comprendente un ampio numero di piante, mappe e disegni, che possono essere rinvenuti in quasi tutti i fondi archivistici.  Particolarmente ricchi sotto questo profilo è l'archivio del Commissariato per la liquidazione degli usi civici, in cui sono conservate tre antiche piante dipinte dei confini tra Caserta e Maddaloni, risalenti al 1638, e la serie Contratti del fondo Prefettura, la serie Perizie del Tribunale, gli archivi degli Uffici delle Imposte dirette, con le mappe catastali di gran parte della provincia, ed il fondo Genio civile.