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Archivio di Stato di Cagliari

Descrizione

L'Archivio di Stato di Cagliari trae origine dal regio Archivio patrimoniale creato nella città da Filippo III il 27 ottobre 1618, con funzioni di archivo general rispetto ai documenti degli uffici patrimoniali dell'isola. A sua volta l'Archivio patrimoniale si riallaccia all'Archivio del razionale, istituito dagli aragonesi in Cagliari il 21 dicembre 1332 ed all'Archivio delle amministrazioni dei capi di Cagliari e del Logudoro, creato pure in Cagliari il 29 novembre 1359 che, assorbiti nel sec. XV rispettivamente dagli archivi del maestro razionale e del procuratore reale, furono la principale componente dell'Archivio patrimoniale voluto da Filippo III. A seguito del trattato di Londra del 2 agosto 1718, che conferiva a Vittorio Amedeo II di Savoia il regno di Sardegna, per una clausola del trattato, l'ordinamento spagnolo rimase in gran parte in vigore e i documenti dell'Archivio, anche di data antichissima, divennero per i piemontesi strumenti indispensabili di governo e di amministrazione. All'Archivio patrimoniale - da allora denominato anche regi Archivi, alla francese - fu assegnato un archivista interinale, con il compito di riordinarlo e inventariarlo; ma caduto questo interesse, per l'avocazione di parte dei documenti dai vari uffici, fu lasciato in completo abbandono. Più tardi - nel quadro della generale riorganizzazione burocratica disposta da Carlo Emanuele III - con regio biglietto 12 apr. 1755 e con regio biglietto 10 sett. 1763, l'Archivio fu costituito in Archivio centrale e generale della Sardegna, destinato a conservare la seguente documentazione: archivi degli uffici spagnoli cessati; documenti di parte degli uffici sardi (sia ex-spagnoli che di istituzione piemontese) relativi a pratiche esaurite; documentazione corrente costituita dagli esemplari dei provvedimenti normativi regi e di autorità minori A norma del biglietto del 1763, l'Archivio fu inoltre riordinato, secondo il metodo per materia, che confuse ed alterò fondi, serie ed unità; e furono compilati regesti divisi nelle cinque materie: politiche e di governo, giuridiche, ecclesiastiche, militari, economiche, tuttora parzialmente validi. Nel primo periodo piemontese, la natura corrente dei fondi del regio Archivio, già depauperati negli anni 1708-1720, ne causò lo smembramento. L'intendente generale di Sardegna, infatti, sia come capo dell'amministrazione finanziaria che come presidente del tribunale del regio patrimonio, avocò a sé i documenti feudali demaniali, ecc., dando vita ad un altro archivio, che riprese il nome di Archivio patrimoniale. Questo istituto, sorto nella pratica e mai sanzionato legislativamente, fu col tempo notevolmente accresciuto dai documenti prodotti. dal tribunale del regio patrimonio e dall'unificazione con l'archivio della stessa intendenza generale, a seguito della quale mutò il nome in regio Archivio patrimoniale ed economico. Esistevano inoltre archivi pubblici particolari, tra i quali meritano menzione quello della reale udienza e della regia segreteria di Stato e di guerra, per la importanza, la vastità e l'antichità della documentazione. Quello della segreteria in particolare, istituito con regio biglietto del 1755, avrebbe dovuto rivestire carattere corrente e di deposito, mentre i documenti non aventi " frequente relazione agli affari correnti " avrebbero dovuto essere versati all'Archivio regio; l'Archivio regio visse stentatamente custodendo uno spezzone di carte spagnole e pochissime piemontesi e provvedendo alla copia delle scritture in cattivo stato di conservazione ed a rare ricerche amministrative e di studio. La situazione mutò dopo il 1848, quando in Sardegna cessò il regime viceregio per la fusione col Piemonte e, conseguentemente, gli antichi uffici isolani autonomi furono sostituiti con quelli in vigore nei territori di terraferma. La documentazione delle magistrature soppresse fu versata al regio Archivio, che si era già notevolmente ampliato nel 1846 col deposito dell'archivio patrimoniale. In un primo momento, gli antichi fondi prevalentemente spagnoli del regio Archivio rimasero nettamente distinti dalla nuove acquisizioni, e persino il loro personale fu tenuto separato da quello dell'Archivio patrimoniale. Nel 1851, destinato un nuovo spazioso locale nel palazzo regio alla conservazione dei documenti degli uffici soppressi, vi fu trasportato anche il materiale del regio Archivio - avente sede nell'ex collegio di S. Croce - raggiungendo così il risultato di avere finalmente un unico istituto archivistico. Ad esso, per indicare la nuova complessa struttura derivante dalla riunione di fondi di così differenti provenienze, fu dato il nome di regi Archivi e internamente fu distinto in due sezioni, una per i documenti antecedenti e l'altra per i documenti propri del periodo di governo piemontese. Nella seconda metà dell'800, col moltiplicarsi dei fondi dell'archivio cagliaritano, gli archivisti si trovarono sommersi dalle ricerche amministrative e dalla necessità di ordinare i fondi ad esse relativi molti dei quali, come l'intendenza generale, accoppiavano alla vastità il cattivo stato di conservazione. Dopo un periodo di disorientamento, si diede mano agli ordinamenti che furono in genere ispirati ai metodi per materia e cronologico. I mezzi di corredo redatti in quell'epoca spesso consistettero in meri elenchi ed inventari parziali o sommari, né miglior carattere ebbe l'inventario generale dell'archivio, pubblicato dal Lippi nel 1902. Quest'ultimo - pur ricalcando un inventario generale manoscritto redatto da Gerolamo Azuni nel 1863-1865 che seguiva in linea di massima il metodo storico - presenta numerosi difetti che ne inficiano la validità. Se la situazione dei fondi cagliaritani non era ottimale dopo gli ordinamenti ottocenteschi che causarono arbitrari smembramenti ed unificazioni, i mutamenti di sede, che l'istituto subì in quel secolo, peggiorarono, ulteriormente la situazione provocando confusione e smembramenti irreversibili specie nei, fondi ordinati per materia. La documentazione dell'AS Cagliari trova completamento in quella di numerosi archivi comunali.