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Camera Apostolica

Roma XI sec. -

La Camera apostolica «quale organismo finanziario, amministrativo e giudiziario che aveva cura di tutti gli affari, diritti ed interessi materiali ed il governo delle temporalità della Chiesa », aveva competenze assai vaste e nel suo interno varie erano le magistrature che la componevano: il camerlengo, il vicecamerlengo (governatore di Roma), il tesoriere, i chierici di Camera, il commissario ed altri. La parola latina per indicare il tesoriere di un libero comune è camerarius. Il termine venne adottato dalla Santa Sede nell'XI secolo. Il Camerarius domini papae era responsabile della gestione finanziaria della Santa Sede. In volgare italiano si diffuse successivamente il termine "camerlengo", che finì per prevalere.
Nel XIII secolo la Camera Apostolica entrò in una nuova fase di sviluppo. La raccolta delle tasse sulle crociate, effettuata regolarmente dopo Innocenzo III (1198-1216), aumentò le incombenze della tesoreria pontificia, alla quale fu commissionata la raccolta e la ridistribuzione di questi proventi. I doveri della Camera Apostolica furono così continuamente aumentati. Da questo momento in poi, per la raccolta di tutti i proventi, la Camera impiegò un gran numero di agenti riscossori, noti come collectores.
Le più alte cariche dirigenziali erano sempre il camerlengo (camerarius) ed il tesoriere (thesaurarius). Stretto collaboratore del tesoriere era il commissario, che aveva il compito d'istruire le azioni in sede civile atte recuperare le imposte sui redditi nascosti al fisco pontificio a lui spettava anche l'amministrazione degli archivi camerali.
Esistevano poi i chierici della Camera (clerici Camerae), in principio tre o quattro, che in seguito aumentarono fino a dieci. Completava l'organico della Camera Apostolica l'Auditor Camerae, prelato posto a capo di un tribunale di fatto svincolato dalla Camera stessa.
Nel 1746 il pontefice intervenne nuovamente sulla materia: riordinò i vari rami della Camera Apostolica in un unico dicastero, la Computisteria generale, incaricata di redigere con criteri unitari il bilancio della Camera. Il dicastero rispondeva unicamente al pontefice e al tesoriere.
Dopo la Restaurazione (1815) il tesorierato ebbe il ruolo di centro dell'amministrazione generale di tutte le rendite e i beni dello Stato. Con il motu proprio di Pio IX del 12 giugno 1847 il tesoriere fu privato delle funzioni giudiziarie. Fu l'ultima riforma della carica prima dell'istituzione dei ministeri. Nel marzo 1848 l'incarico di tesoriere mutò in quello di ministro delle Finanze.
Nel 1870, anno della fine del potere temporale della Chiesa, la Camera Apostolica cessò quasi del tutto di esercitare un'effettiva influenza sull'amministrazione pontificia. Il dicastero continuò ad esistere anche dopo la presa di Roma e, sopravvivendo ad alcuni tentativi di soppressione, rimane funzionante ancora oggi seppure con ridotte funzioni e figure.

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