"Autografi ovvero memorie". Scritti scientifici
1826 - 1925
Ambito e contenuto
Si è lasciato il termine "autografi" perché così chiamate le memorie, cioè i manoscritti dei lavori scientifici e letterari da pubblicare negli "Atti", nel "Giornale" e nel "Bollettino". "L'Accademia Gioenia ogni mese tiene delle adunanze, nelle quali i Soci espongono i risultati delle loro ricerche scientifiche. Queste vengono in parte pubblicate nei Bollettini mensili insieme col resoconto delle discussioni. Le Memorie di una certa mole vengono pubblicate nei volumi annuali, che costituiscono gli Atti accademici, di grande formato ed accompagnati da tavole illustrative. Finora si sono pubblicati 84 volumi". Bruno Monterosso ne trovò "sette grossissimi tomi" e ritenne che in seguito i manoscritti originali non si fossero più conservati o fossero andati perduti, dei quali a noi sono pervenuti solo cinque (1826-1853), benché non è chiaro a quali volumi si riferisse
Monterosso perché si conserva un volume intitolato "Bozze di memorie... Volume I e Volume II" nel quale sono rilegate in un unico volume le memorie dal 1824 all'aprile 1826, cui seguono cinque volumi intitolati "Autografi" tomo 1°, 2°, 3°, 4° e 5° dal maggio 1826 al febbraio 1854, quindi in totale sarebbero sette volumi. Presumibilmente, ai primi del '900, vennero compilati diversi Indici o Rubriche dei contributi come il "Catalogo degli atti dell'Accademia Gioenia di Catania - fascicolo 2°" (1882-1900), che riporta l'indice dei lavori inseriti negli Atti per ordine alfabetico degli autori, specificando di ciascuno l'anno, la serie ed il tomo; oppure la rubrica alfabetica per argomento; o, ancora gli "Opuscoli" anch'essi rubriche alfabetiche per autore divise per argomento: "Opuscoli di geologia e mineralogia", "Opuscoli di fisica", ecc., della seconda metà dell'Ottocento. Manoscritti, dattiloscritti e prime bozze si trovano raccolti nuovamente negli anni Cinquanta del Novecento, alcuni sono degli anni Trenta e Quaranta, forse per impegno dello stesso Monterosso, che riteneva importante conservarli. Le memorie degli accademici riportano correzioni e chiose che si perdono nell'edizione a stampa, e che rivestono importanza per l'esegesi critica di cui è superfluo discutere in questa sede. Esse consentono anche un raffronto tra l'originale ed il pubblicato, sull'integrità del primo e sulle problematiche connesse. Inoltre la lettura dell'autografo stabilisce tra il lettore e l'autore un rapporto di comunicazione e trasmette segnali della personalità di chi scrive che la stampa non dà. A tal proposito lo stesso Monterosso nota: "Le loro nitide scritture danno l'impressione di differenziarsi meno l'una dall'altra, di quanto oggi non differiscano, l'una dall'altra, le calligrafie nostre, calligrafie che hanno, oggi appunto, un non so che di duro, di metallico, come lo strumento che le traccia; laddove i caratteri dei nostri antichi predecessori mostrano invece un non so che di morbido, dovuto forse alla dolce compattezza della penna d'oca temprata dello scrittore, secondo i suoi gusti".