Biblioteca Comunale di Piacenza Passerini Landi
Descrizione
Nel 1774 il duca di Parma e Piacenza Ferdinando di Borbone istituì la "Biblioteca Reale" piacentina con sede nel collegio di San Pietro, utilizzando la dotazione libraria ivi esistente ovvero la libreria dei Gesuiti i quali erano stati espulsi dal Ducato nel 1768 in seguito ai provvedimenti presi in quegli anni dalle varie corti borboniche. Il 1774 è dunque considerato l'anno di fondazione della Biblioteca piacentina, che tuttavia iniziò a funzionare effettivamente nel 1778, allorchè venne nominato il primo bibliotecario: Cristoforo Poggiali, sacerdote e illustre storico.
Nel 1791 la Biblioteca reale venne fusa con la Biblioteca Passerini, di pertinenza del Collegio dei Teologi, che fu collocata nel Palazzo di San Pietro; la direzione della Biblioteca fu assunta dal Collegio dei Teologi.
Durante il governo napoleonico un decreto governativo del 1811 dichiarava la biblioteca "Comunitativa" affidandone l'amministrazione al Comune di Piacenza.
Durante la Restaurazione il trasferimento della Biblioteca al comune divenne definitivo.
Lo statuto del 1878, deliberato dal Consiglio Comunale, modificò il nome dell'ente che si intitolò "Biblioteca Passerini-Landi". Con tale denominazione si ricordava il conte Pier Francesco Passerini, vissuto nel Seicento, considerato il precursore della fondazione e il marchese Ferdinando Landi che, nella prima metà del secolo, raccolse la pregiatissima biblioteca che poi i suoi eredi donarono al Comune.
I fondi librari
La libreria ex-gesuitica, che costituì il nucleo iniziale, era formata da circa cinquemila volumi. A questo fondo si unirono i duplicati della Palatina di Parma.
Manoscritti
In seguito si aggiunsero il lascito Passerini e i volumi della libreria Cardani di Modena.
Nel 1799 pervennero alla Biblioteca i testi appartenenti alla libreria del Convento di S. Agostino, soppresso l'anno precedente.
Le altre numerose soppressioni di corporazioni ecclesiastiche fecero acquisire alla Biblioteca, negli anni 1810-1811, varie librerie claustrali per un totale approssimativo di 7.000 volumi.
Tra le numerose raccolte librarie che, nel corso del secolo, pervennero alla biblioteca tre meritano menzione: lasciti Poggi, Landi, Pallastrelli.
Giuseppe Poggi donò, nel 1822, il Salterio dell'Imperatrice Angilberga. Codice in pergamena purpurea, contenente i salmi, scritto nell'anno 827 e proveniente dal monastero di S. Sisto al quale lo aveva donato la imperatrice Angilberga, moglie di Ludovico II, fondatrice del Monastero. Il Salterio è il più antico manoscritto posseduto dalla Biblioteca, è scritto in carolina minuscola con lettere d'oro e d'argento.
Il lascito Pallastrelli comprende centinaia di manoscritti di argomento piacentino (statuti, cronache, opere letterarie di autori locali) ed una abbondantissima raccolta di edizioni piacentine.
Il lascito Landi è il più importante per il numero e la qualità dei volumi donati. I volumi a stampa sono 50.000, tra cui un migliaio di incunaboli e quasi 5.000 cinquecentine. Comprende anche centinaia di manoscritti e il codice della Divina Commedia scritto nel 1336, il primo di data certa del poema dantesco.
Oggi la Passerini-Landi è Biblioteca storica, legata al territorio piacentino, alle sue radici culturali e al tempo stesso è Biblioteca di pubblica lettura, centro culturale aperto alla complessità e alla molteplicità della cultura e dell'informazione contemporanea.
La Biblioteca Passerini-Landi è organizzata in un sistema bibliotecario urbano integrato, il "Servizio Biblioteche", che oltre alla sede centrale e alla Biblioteca Ragazzi Giana Anguissola comprende le Biblioteche Dante e Farnesiana. Tutte le Biblioteche della città partecipano al Polo Bibliotecario Piacentino, di cui la Biblioteca Passerini-Landi è ente gestore.
La Biblioteca, sviluppatasi nel corso della storia per acquisizioni e donazioni, rimase nel Collegio di S. Pietro ininterrottamente dal 1593 fino al 1985.
Chiusa nel 1985 per lavori di restauro e ristrutturazione viene riaperta nell'aprile del 1998.
I lavori hanno interessato le ali nord, ovest ed est del Palazzo. Non irrilevanti sono state le difficoltà di intervento su questa struttura così vasta sviluppatasi in ambienti che, creati per un Collegio, hanno successivamente ospitato oltre alla Biblioteca anche diverse scuole.
Oltre ad un nuovo assetto impiantistico che ha previsto anche il cablaggio informatico dell'edificio e un intervento di risanamento statico, sono stati modificati gli spazi. Il ripristino di una scala elicoidale quale collegamento tra il piano terra e i piani superiori ha mutato il punto di accesso e ha reso possibile una nuova organizzazione funzionale. Con l'impiego del cotto per i pavimenti e con il recupero delle scaffalature in noce del Salone Monumentale si è voluto preservare l'autenticità degli ambienti. Le splendide scaffalature alte quasi sette metri sono della fine Settecento.
Al secondo piano, attraverso la scala elicoidale, si accede agli spazi pertinenti il Fondo Antico con sala riservata alla consultazione di Manoscritti, Libri antichi, Stampe e materiale raro e di pregio.