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Alberto Calligaris

1880 - 1960

Alberto, figlio di Giuseppe e di Maria Bonassi, nacque a Udine il 29 settembre 1880 e già nel 1894 era entrato nella bottega paterna, frequentando contemporaneamente i corsi della Scuola d'arte e mestieri impartiti da Giovanni Del Puppo e Giovanni Masutti. Diplomatosi nel 1900, entrò subito tra gli insegnanti, fondando una Scuola speciale del ferro battuto (1908-1909). Per tutta la vita si dedicò alla promozione dell'istruzione professionale; negli anni Venti Alberto divenne presidente e regio commissario della "Giovanni da Udine", costruendo la nuova sede. Nel 1923 istituì il Consorzio provinciale per l'istruzione tecnica per coordinare gli insegnamenti professionali, che portò l'istruzione nei più piccoli villaggi friulani. Fu anche presidente del Circolo artistico friulano, membro della Commissione provinciale per la tutela delle opere d'arte e della Commissione d'ornato del comune di Udine a riprova della sua importante funzione di stimolo culturale. La sua attività si può dividere in due fasi: una prima art nouveau fino al 1914, ben testimoniata dai lavori pubblicati in Il giovane Artista Moderno alla Prima Esposizione d'Arte Decorativa Moderna di Torino, e una seconda negli anni Venti e Trenta caratterizzata da una ripresa di motivi rinascimentali e settecenteschi, rielaborati nello stile caratteristico dell'officina. Alberto fu tecnicamente abilissimo: splendido disegnatore, praticava saldature a bollitura che conferivano naturalezza e inseriva nei ferri battuti sfere di vetro colorato. Fu l'unico esponente delle arti applicate alla I Esposizione degli artisti friulani del 1913 e nello stesso anno una personale delle sue opere fu tenuta al Circolo artistico di Trieste, dove eseguì prestigiosi ferri battuti per il palazzo della Riunione adriatica di sicurtà. Nel dopoguerra la sua prima preoccupazione fu quella di ripristinare l'officina, che fu trasferita in via Micesio e ampliata fino a impiegare una settantina di operai. L'attestazione di aver lavorato per la Calligaris era molto ben valutata nel mercato del lavoro e valeva più di un titolo di studio. Con lui finì la tradizione del ferro battuto udinese.

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