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Carlo Matteucci

1811 - 1868

Carlo Matteucci si laureò giovanissimo in Scienze matematiche e fisiche all'Università di Bologna, nel 1828. Tornato a Forlì, svolse ricerche di elettrochimica ed elettrofisiologia e si occupò anche di studi geologici. Tra il 1829 e il 1830 frequentò i corsi dell'École Polytechnique a Parigi, dove strinse amicizia con gli scienziati François Arago, Antoine-César Becquerel e Michel-Eugène Chevreul. Dopo varie esperienze lavorative in diverse città italiane, nel 1840 iniziò la carriera accademica: su segnalazione del naturalista berlinese Alexander von Humboldt, il granduca di Toscana Leopoldo II lo chiamò all'Università di Pisa per assumere la cattedra di Fisica sperimentale e la direzione del Gabinetto fisico. Matteucci si dedicò costantemente alla ricerca. I suoi lavori più importanti sono relativi allo studio dei fenomeni elettrici negli organismi animali, dei quali provò la natura biologica, aprendo di fatto un nuovo capitolo della biologia sperimentale, l'elettrofisiologia, di cui è considerato il fondatore. Poco più che ventenne, dimostrò, indipendentemente da Michael Faraday, le leggi dell'elettrolisi, guadagnando fama europea e l'apprezzamento dello stesso Faraday. Matteucci partecipò attivamente alla vita politica italiana e ricoprì importanti incarichi pubblici. Fautore dell'unità d'Italia, anche se sostenitore del modello federalista, prese parte ai moti del 1848 come commissario civile incaricato dal Granducato di Toscana. Fu poi consulente del Granduca per i progetti di modernizzazione industriale e nel 1846 ebbe l'incarico di direttore delle linee telegrafiche, avviandone con successo la realizzazione in Toscana. Nel 1860 fu nominato ispettore generale delle linee telegrafiche e senatore del Regno di Sardegna. Nel 1862 divenne Ministro della Pubblica Istruzione del Regno d'Italia; durante il suo mandato emanò un regolamento relativo all'ordinamento universitario e istituì il Politecnico di Milano. Dal 1865 al 1868 fu direttore del Reale Museo di Fisica e Storia Naturale di Firenze. Nel giugno 1868 divenne titolare della cattedra di Fisica dell'Istituto di Studi Superiori di Firenze. Morì pochi giorni dopo. Fu membro di numerose società scientifiche italiane e straniere, tra cui l'Accademia Nazionale delle Scienze detta dei XL, della quale fu anche presidente dal 1866 al 1868, e ricevette prestigiosi riconoscimenti: nel 1842 l'Académie des sciences di Parigi gli conferì il Prix Montyon per la fisiologia sperimentale e nel 1844 la Royal Society di Londra lo insignì della Copley Medal per le sue ricerche sull'elettricità animale. È autore di centinaia di pubblicazioni scientifiche, inclusi alcuni trattati di fisica e di elettrofisiologia, oltre che di scritti politici. Nel 1844 fu tra i fondatori della rivista "Il Cimento. Giornale di fisica, chimica e storia naturale", chiusa nel 1847, ma rinata nel 1855 come "Il Nuovo Cimento", che nel 1897 divenne l'organo ufficiale della Società Italiana di Fisica. Nel Museo Galileo è esposto un galvanometro astatico (inv. 1417) utilizzato da Matteucci nelle sue ricerche sulle correnti presenti nelle fibre muscolari lese.

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