Francesco Rodolico
1905 - 1988
Figlio dello storico Niccolò Rodolico (1873-1969), Francesco si laureò in Chimica all'Università di Firenze nel 1927. Iniziò la carriera universitaria come assistente di Piero Aloisi alla cattedra di Mineralogia e conseguì la libera docenza nel 1931. In quel periodo scrisse numerosi articoli relativi a studi cristallografici e mineralogici, molti dei quali pubblicati nei "Rendiconti dell'Accademia dei Lincei". Nel 1939 si trasferì a Messina per assumere la direzione del locale Istituto di Mineralogia. Trascorse poi un periodo di studio a Friburgo, dove sviluppò le sue ricerche sui minerali metallici. Negli anni della seconda guerra mondiale maturò un interesse sempre maggiore per la petrografia e lo studio del territorio nel suo complesso, che si concretizzò in importanti opere di storia della scienza, a partire da La Toscana descritta dai naturalisti del Settecento (1945). Contemporaneamente Rodolico iniziò a collaborare con la rivista "Lingua nostra", fondata nel 1939 da Bruno Migliorini e Giacomo Devoto, fornendo preziosi contributi alla storia della terminologia mineralogica e all'analisi del rapporto tra voci popolari, scientifiche e commerciali. Dopo una breve parentesi presso la Facoltà di Scienze a Modena, Rodolico rientrò a Firenze come docente di Mineralogia presso la Facoltà di Architettura. Tra il 1946 e il 1952 elaborò una delle sue opere maggiori, Le pietre delle città d'Italia (1953), un'indagine originale sul rapporto fra i monumenti e i materiali da cui sono costituiti, che impresse un forte impulso allo sviluppo della cultura della conservazione e del restauro in Italia. Rodolico concluse la carriera universitaria nel 1976, ma proseguì senza sosta la sua attività di studio attraverso un dialogo costante fra tutti i temi da lui affrontati, secondo un approccio culturale che oltrepassava i confini rigidi delle singole discipline. I suoi scritti riflettono la molteplicità dei suoi interessi: oltre ai lavori specialistici relativi alla ricerca mineralogica e alle opere già citate, sono da ricordare L'evoluzione geologica della Toscana secondo Nicola Stenone (1953) e Naturalisti esploratori dell'Ottocento italiano (1967), che fornirono importanti contributi alla storia della scienza, e il volume di memorie Qualche ricordo alla rinfusa (1977).