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Istituto dell'Enciclopedia Italiana fondato da Giovanni Treccani

Roma 1925

L'Istituto Giovanni Treccani fu fondato come ente privato senza fini di lucro da Giovanni Treccani, senatore, industriale e mecenate della cultura, il 18 febbraio 1925, con il fine di pubblicare una Enciclopedia nazionale. Treccani assunse gli oneri finanziari e la presidenza dell'Istituto, il cui governo era affidato a una Giunta composta dal presidente, dal direttore scientifico Giovanni Gentile e dal direttore editoriale Calogero Tumminelli. L'articolazione dell'Istituto prevedeva inoltre un Consiglio direttivo scelto dal presidente e un Comitato tecnico formato dai direttori delle sezioni disciplinari, il cui numero variò nel tempo.
La necessità di nuovi apporti finanziari indusse nel 1931 Giovanni Treccani ad associarsi con la Casa editrice d'arte Bestetti e Tumminelli, con
la Casa editrice Fratelli Treves e con l'Anonima libraria italiana, di proprietà della famiglia Bocconi, costituendo la Società Treves-Treccani-Tumminelli; direttori e Consiglio direttivo rimasero immutati.
Un più consistente rivolgimento istituzionale si ebbe nel 1933, quando, in seguito a problemi di natura economica, fu con intervento statale
costituito un nuovo ente: con il r.d.l. 24 giugno 1933, n. 669, convertito nella l. 11 gennaio 1934, n. 68, nacque l'Istituto della Enciclopedia italiana fondata da Giovanni Treccani, sostenuto da cinque enti di diritto pubblico - il Banco di Napoli, il Banco di Sicilia, il Monte dei paschi di Siena, l'Istituto nazionale delle assicurazioni, l'Istituto poligrafico dello Stato - che sottoscrissero cinque 'carature' di cinque milioni di lire ciascuna, mentre una piccola parte del capitale rimaneva nelle mani del senatore Treccani. La nomina del presidente del nuovo Istituto fu riservata al re dietro proposta del capo del governo: la scelta cadde su Guglielmo Marconi, che dal giugno 1933 esercitò la carica fino al luglio 1937. La vicepresidenza fu affidata a Giovanni Treccani, la direzione scientifica a Giovanni Gentile. Gli organi previsti dal nuovo statuto, oltre all'Assemblea dei cinque enti, erano il presidente, il Consiglio - nel quale entrarono a far parte il segretario politico e il segretario amministrativo del Partito nazionale fascista -, il Comitato di amministrazione, il direttore generale - carica affidata al provveditore generale dello Stato Domenico Bartolini, che la conservò fino al 1960 con interruzione negli anni del commissariamento (1943-1947) - e il Collegio
dei revisori. Alla morte di Marconi, nel marzo 1938, fu nominato presidente Luigi Federzoni, che rimase in carica fino all'ottobre del 1943, quando, in seguito alla caduta del regime e agli eventi bellici, il governo della Repubblica sociale italiana nominò un commissario nella persona di Guido Mancini. Mancini decise il trasferimento a Bergamo dell'intera attività: il personale non aderì e il trasferimento riguardò l'archivio e l'insieme dei materiali editoriali, mentre da Firenze, dove era stato chiamato a presiedere l'Accademia d'Italia, Giovanni Gentile tentava di riassumere il controllo dell'Istituto e di riorganizzarne l'attività. Un'apparente ripresa si ebbe a Roma nel giugno 1944 a opera del
direttore generale Bartolini che convocò il Comitato di amministrazione, ma nuovi commissariamenti resero nei fatti impossibile un reale inizio dell'attività. Dopo una breve presidenza (maggio-agosto 1946) di Luigi Einaudi, governatore della Banca d'Italia, il capo provvisorio dello Stato Enrico De Nicola nominò presidente Gaetano De Sanctis, storico del mondo antico, che assunse anche la direzione scientifica; alla vicepresidenza fu chiamato lo storico e critico letterario Umberto Bosco. Intanto, e già nell'immediato dopoguerra, l'Istituto andava riassorbendo il personale scientifico e amministrativo licenziato nel 1943. Nel 1954 a De Sanctis successe Aldo Ferrabino (8 giugno 1964-ottobre 1972), senatore, che dal 1967 fu anche direttore scientifico. Nel frattempo, nel 1960, la carica di direttore generale era passata a Benvenuto Bertoni; nel 1970 fu affidata a Vincenzo Cappelletti.
Nel dicembre 1972, alla morte di Ferrabino, fu chiamato alla presidenza il giurista Giuseppe Alessi. Quando, nel 1971, morì Giovanni Treccani, l'Istituto ne acquisì la quota di proprietà riconosciutagli dal 1933. Alla fine degli anni Settanta, poi, si rese necessario aumentare il capitale sociale dell'Istituto, la l. 10 maggio 1978, n. 207 permise la rivalutazione del fondo di dotazione. Con la l. 2 aprile 1980, n. 123 l'Istituto fu riconosciuto dallo Stato quale istituzione culturale di interesse nazionale. Nel 1983, per l'adeguamento al Codice civile del 1942, l'originaria Società anonima per quote divenne Società per azioni. Nel marzo 1993 la presidenza andò al premio Nobel Rita Levi Montalcini e fu ripristinata la carica di direttore scientifico, affidata a Vincenzo Cappelletti, mentre direttore generale fu nominato Giuseppe Di Lella.
Nel 1994 l'Istituto è stato oggetto di una revisione statutaria, con l'aumento di capitale a 60 miliardi di lire, ulteriormente aumentato, nel 2001, e l'ingresso di nuovi azionisti Nel marzo 1998 è divenuto presidente Francesco Paolo Casavola, presidente emerito della Corte costituzionale; nel 1999 la carica di direttore generale è stata sostituita con quella di amministratore delegato, affidata prima a Lorenzo Pallesi, poi, nel 2001, a Fabio Roversi Monaco; dal 2003 l'amministratore delegato è Francesco Tatò.

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