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Bartolomeo Casalis

1825 - 1903

Bartolomeo Casalis nacque a Carmagnola (Torino) il 9 novembre 1825 da Francesco e Giacomina Sola. Rimasto presumibilmente orfano di padre in giovane età, conseguì la laurea in giurisprudenza presso la Regia Università di Torino il 16 giugno 1849, durante gli anni universitari prese parte alle dimostrazioni studentesche che culminarono nei tumulti del 1848 e durante la Prima guerra d'indipendenza si arruolò come volontario nel Corpo dei Bersaglieri (da cui venne congedato nel 1854) combattendo a Peschiera e a Rivoli.

Si sposò tra il 1856 ed il 1859 con Catterina Orsi, dalla quale ebbe otto figli: Francesco, Giacomo, Giovanni, Cesare Sebastiano, Ada, Ida, Teresa (detta Gina) ed Evelina.

Il 22 febbraio 1858 venne eletto membro della Camera dei deputati nel collegio di Caselle e durante il 1860 intraprese la carriera nell'amministrazione statale come consigliere di prima classe presso l'intendenza di Parma, durante la dittatura di Luigi Carlo Farini in Emilia. Tra il 1860 e il 1861 fu incaricato di compiere diverse missioni in Sicilia, nelle provincie di Napoli e di Avellino e nelle provincie degli Abruzzi (in particolare, nelle città di Chieti e Teramo). Cavour gli affidò l'incarico riservato di indurre Agostino Depretis, prodittatore di Sicilia, ad affrettare l'annessione dell'Isola, missione fallita, prima di lui, da Giovanni Battista Bottero. Inviato da Napoli, dove aveva seguito Depretis, a Palermo, venne arrestato e poi affidato alla custodia di Antonio Mordini, fino alla partenza del primo vaporetto. Il 18 ottobre 1860 venne incaricato da Farini di accertarsi della situazione politica e militare prima dell'arrivo di Vittorio Emanuele II, stanziato a Pescara. Casalis partì così da Pescara e si diresse nuovamente verso Napoli passando per Ortona, Lanciano, Vasto, Termoli, Serino e Campobasso, inviando rapporti regolari. Dopo questa missione, il 30 novembre venne incaricato dal Farini di recarsi nei comuni della provincia di Avellino, per ristabilire l'ordine essendo stata segnalata la presenza di rivoltosi. Terminata anche questa missione, rientrò a Napoli verso la metà di dicembre e venne nominato consigliere di Governo. Fu nominato commissario straordinario con pieni poteri per effettuare ispezioni sulle condizioni politiche, economiche e sociali delle province degli Abruzzi Citeriore e Ulteriore. Rientrato a Napoli nel gennaio del 1861, ebbe un congedo di tre mesi per malattia al termine del quale sarebbe dovuto restare a disposizione del ministero.

Il 13 giugno 1861 venne nominato intendente del circondario di Pontremoli, nel novembre dello stesso anno fu trasferito a Cesena e il 17 agosto 1862 ad Asti, dove rimase sottoprefetto fino al settembre del 1867, quando il 21 novembre assunse la reggenza della prefettura di Catania.

Nel frattempo, intratteneva una costante corrispondenza con Bottero e gli altri collaboratori della Gazzetta del Popolo di Torino, facendo da mediatore nei contrasti sorti tra Bottero e Carlo Pisani. Casalis stesso fu un collaboratore della Gazzetta del Popolo, pubblicandovi in quegli anni alcuni scritti sull'amministrazione delle prefetture e sottoprefetture e sui consigli provinciali, giudicati dall'amico giornalista Giovanni Battista Melino un po' ridondanti e prolisse. Nel corso del 1866 il Casalis venne, inoltre, nominato membro del Consorzio Nazionale, di cui nel 1879 diverrà vicepresidente del Comitato e membro del sottocomitato amministrativo-giuridico.

Rimase a Catania fino all'aprile del 1868, quando si dimise, anche se l'8 aprile era stata revocata la sua nomina (con decreto del 22 marzo) a sottoprefetto del circondario di Treviglio. Rimase per quasi due anni privo di incarichi, fino a quando non venne nominato reggente della prefettura di Catanzaro il 28 febbraio 1870, dove si scagliò fin da subito contro la cattiva tenuta della contabilità della prefettura, la piaga del brigantaggio, la corruzione degli organi locali sottoposti al suo controllo e le supposte macchinazioni repubblicane del Partito d'azione, che furono la causa dei contrasti con il generale Sacchi, comandante della divisione territoriale, nel corso dell'estate del 1870. Casalis era convinto che lo sbarco di Mazzini a Palermo, l'insurrezione di Filadelfia avvenuta nel maggio ed il tentato sbarco, tra gli altri, di Raffaele Piccoli e Giuseppe Foglia sulle coste di Nicastro, facessero parte di un più ampio piano insurrezionale comandato da Menotti Garibaldi, residente a Catanzaro, mentre il generale Sacchi non riteneva che fosse necessario aumentare le misure di sicurezza. Inoltre, decretò lo scioglimento dell'impresa di Achille Fazzari che stava effettuando il traforo della galleria di Stalletti (oggi Stalettì) poiché nell'impresa avevano parte anche i figli di Garibaldi, e decise di bloccare le concessioni dei terreni comunali fatte dal municipio, finché il Consiglio comunale non si dimise il 29 settembre 1870. In segno di protesta, si dimisero anche il Consiglio di amministrazione del liceo Galluppi, il Consiglio scolastico e anche quello della Congregazione di carità; il Consiglio provinciale, a sua volta, votò la soppressione nel bilancio di un fondo per il mantenimento delle squadriglie destinate alla repressione del brigantaggio nella provincia. Nel frattempo, la questione veniva dibattuta sui giornali, tanto che sulla Nazione di Firenze si chiedeva la rimozione del Casalis, temporaneamente in congedo a Carmagnola. Nonostante ciò, il rapporto sollecitato dal ministero degli Interni alla Procura del re presso la Corte di appello delle Calabrie risultò a lui favorevole, tanto che il ministro Lanza insignì il Casalis con la decorazione di ufficiale della Corona d'Italia.

Il 2 febbraio 1872 divenne prefetto di Avellino dove, al contrario di Catanzaro, strinse un buon rapporto con la popolazione. Nel marzo del 1874 venne trasferito a Macerata ed il 19 aprile 1876 fu nominato prefetto di Genova, dove rimase per quattro anni.

Il Governo Depretis cadde il 24 marzo 1878, sostituito da Benedetto Cairoli. I contatti tra Depretis e Cairoli furono mediati da Casalis, che nel 1880 dava per certo il proprio trasferimento a Roma in qualità di prefetto. Ciò non avvenne e fu, invece, nominato prefetto di Torino il 15 febbraio 1880 e lo stesso giorno venne nominato senatore. Dall'autunno del 1880 cominciò ad occuparsi di un'indagine che lo portò allo scontro con il prefetto di Firenze Clemente Corte, e lo coinvolse nel processo a carico di Eugenio Strigelli (confidente di polizia) e di una banda internazionale di falsari di titoli di rendita pubblica e di biglietti di banca di vari stati. Infatti, pur di ottenere informazioni Corte aveva liberato i coniugi Wilkes (membri della banda) nonostante Casalis avesse già annunciato gli arresti effettuati a Milano e Firenze. I due prefetti, messi a disposizione, invocarono una commissione di inchiesta, che concluse i lavori il 16 maggio 1884 riconoscendo la correttezza del comportamento di Casalis, mentre, pur prendendo atto della sua buona fede, sanzionò il comportamento indisciplinato di Corte e lo accusò di aver causato uno scandalo vista l'ampia risonanza che l'episodio aveva avuto sulla stampa. Casalis venne così riconfermato prefetto di Torino, mentre Corte rassegnò le dimissioni, ritenendo sbagliati i risultati dell'inchiesta. Ottenuto l'esonero dalla prefettura con decreto del 29 ottobre 1885, assunse la carica di direttore generale di pubblica sicurezza fino al 16 aprile 1887 quando venne collocato a disposizione del Ministero. Il 10 ottobre 1888 fu collocato in aspettativa per ragioni di servizio, il 23 novembre 1889 fu posto in disponibilità, e infine il 7 maggio 1891 venne collocato a riposo su sua domanda.

Negli ultimi anni della sua vita si dedicò alla gestione delle sue aziende agricole, specialmente quella di Monte Coriolano nelle Marche (Potenza Picena), ricoprendo nel frattempo la carica di sindaco di Carmagnola dal 1889 al 1891 e di assessore comunale di Carmagnola dal 1893 all'agosto del 1894.

Morì a Torino il 13 maggio 1903.

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