Sapienza - Università di Roma
"In Supremae praeminentia digintatis Divini dispositione consilii constituti [...] Auctoritate Apostolica duximus statuendum, quod in Urbem praedicta perpetuis futuris temporibus generale vigeret Studium in qualibet facultate ac docentes ibidem omnibus privilegiis, libertatibus, et immunitatibus concessis doctoribus, et scholaribus in Studiis generalibus commorantibus gaudeant et utantur" con queste parole si apre la bolla con cui Bonifacio VIII nel 1303 fonda lo Studium Urbis, cioè l'Università di Roma, oggi conosciuta come Sapienza.
La storia dello Studium nei primi secoli di vita è strettamente legata alle vicende del papato, rimanendo in vita anche durante il periodo della cattività avignonese grazie ai buoni auspici della municipalità romana. Durante l'età moderna sono da segnalare la riforma di papa Innocenzo VII che aggiunse l'insegnamento delle lettere greche a quelli di teologia, diritto civile, diritto canonico e medicina e l'intervento di Eugenio IV che destinò all'Università un edificio nel rione di Sant'Eustachio, dove rimase ubicata fino agli anni '30 del 900. L'edificio fu ultimato solo nel 1660 sotto il pontificato di Alessandro VII, che fondò anche Biblioteca Alessandrina e ristrutturò l'orto botanico. Fu durante il 500 che per lo Studium iniziò ad essere utilizzato il nome di Sapienza. I secoli XVII e XVIII videro l'alternarsi tra momenti di riforma e di stallo. Durante il periodo napoleonico vi furono diversi tentativi di riforma ma con scarsi risultati. Nel 1824 Papa Leone XII istituì la Congregazione degli studi con competenza su tutta la materia scolastica. Nel 1871, meno di due mesi dopo l'annessione di Roma al Regno d'Italia, il luogotenente Alfonso La Marmora, con un regolamento, estese le norme vigenti nel Regno anche alla Sapienza, nominò, inoltre, rettore Clito Carlucci. L'Università di Roma durante il periodo liberale vide crescere il suo prestigio grazie all'aumento delle cattedre, all'arrivo di professori di grande fama e all'aggiornamento dei programmi dei corsi. Nel 1872 fu estesa al territorio del Lazio la legge Casati sull'istruzione che garantiva alla Sapienza una certa stabilità didattica e amministrativa, rimaneva, tuttavia, aperto il problema della sede ormai insufficiente per ospitare un numero sempre crescente di studenti. Allo scoppio della Prima guerra mondiale anche l'Università fu teatro dello scontro tra interventisti e neutralisti e con l'entrata in guerra dell'Italia la Sapienza venne chiusa e i suoi cortili trasformati in ospedale da campo. L'Ateneo fu riaperto alla fine della guerra. Con l'avvento del fascismo molte cose per Sapienza erano destinate a mutare: il regime emanò, infatti, una riforma organica dell'istruzione, la cosiddetta "legge Gentile", promulgata nel 1923. La nuova legge dava personalità giuridica agli atenei, istituiva il Consiglio di amministrazione con competenze finanziarie, e, infine, stabiliva che il rettore, a differenza di quanto avveniva in precedenza, dovesse essere nominato dal ministro. Il fascismo cercò anche una soluzione per l'annoso problema della sede per l'Ateneo romano e alla fine scelse di riunire il maggior numero di facoltà e istituti nei terreni vicini al Policlinico, già destinati all'edilizia universitaria. Con l'inizio dei lavori per la costruzione della Città universitaria si apre un periodo di grande fervore per Sapienza, che sta per trasformarsi in una moderna Città universitaria pronta ad accogliere circa 10.000 studenti, ponendosi come uno dei simboli di progresso e modernità voluti dal regime fascista. Il progetto architettonico venne affidato dallo stesso Mussolini all'architetto Marcello Piacentini. La nuova città universitaria di Roma fu inaugurata il 28 ottobre del 1935. Allo scoppio della Seconda guerra mondiale l'Ateneo romano era quindi in un momento di grande crescita e nella città sconvolta dagli accadimenti che portarono alla caduta del regime continuò la sua attività. Tra l'armistizio e la liberazione di Roma, il Senato accademico si riunì soltanto due volte: nel novembre del 1943 furono riattivati gli esami per le facoltà di Giurisprudenza e Scienze politiche e nel febbraio del 1944 furono aperti corsi paralleli per professori sfollati del Sud e nominato un commissario governativo. Dopo la liberazione di Roma ripresero gli esami e le discussioni delle tesi di laurea e furono eliminati gli insegnamenti più marcatamente di stampo fascista come diritto corporativo o biologia delle razze. In questo stesso periodo iniziò il processo di epurazione che in Sapienza fu condotto in maniera non eccessivamente severa. I docenti che erano stati allontanati durante il periodo fascista per motivi politici e razziali vennero riammessi, il rettore tornò ad essere eletto dal Senato accademico. Nel dopoguerra Sapienza rimase fortemente ancorata alla tradizione, fino almeno ai cambiamenti causati dalla contestazione studentesca tra la fine degli anni '60 e gli anni '70 del 900. La contestazione studentesca in Sapienza ebbe anche risvolti drammatici come la morte dello studente Paolo Rossi avvenuta il 27 aprile 1966 durante gli scontri tra studenti di sinistra e di destra sulla scalinata della Facoltà di Lettere e Filosofia, questo avvenimento e le proteste e le occupazioni che ne seguirono portarono alle dimissioni del rettore Ugo Papi. Il quadriennio 1966-1969 fu per Sapienza un periodo di grandi scontri, contestazioni, occupazioni, basti ricordare lo scontro tra studenti e forze dell'ordine a Valle Giulia, descritti anche da Pier Paolo Pasolini nello scritto polemico "Il PCI ai giovani" e l'occupazione del campanile della chiesa di Sant'Ivo alla Sapienza, situata all'interno del complesso in cui l'Ateneo aveva avuto la sede fino al 1938, da parte di alcuni studenti di architettura. Nel 1969 sotto la spinta delle rivolte studentesche il Governo liberalizzò l'accesso alle università. Negli anni '70 e '80 del 900 nuovi scontri e rivolte scoppiarono nelle università. Il tributo di sangue pagato da Sapienza al terrorismo fu enorme dentro e fuori le mura della Città universitaria, basti pensare agli omicidi di Moro (1978), Bachelet (1980) e Tarantelli (1985) e ai numerosi ferimenti e gambizzazioni messi in atto dalle Brigate Rosse. Negli anni '80 il crescente numero di iscrizioni e il conseguente sovraffollamento di Sapienza portò alla costruzione di due nuovi atenei: Tor Vergata e Roma Tre. All'inizio degli anni '90 scoppiò una nuova contestazione studentesca, il movimento, noto con il nome di "Pantera", protestava contro la riforma universitaria del ministro Ruberti che era interpretata come il primo passo per la privatizzazione dell'università. Nonostante le proteste la riforma fu approvata e il movimento si sciolse. Altre proteste ci furono tra nel corso dei primi dieci anni del 2000 contro le riforme proposte dai vari ministri, ultima in ordine di tempo quella fatta approvare da Mariastella Gelmini. Sapienza è ancora oggi uno degli atenei più grandi d'Europa per numero di iscritti, professori, personale tecnico e offerta formativa. Nel 2010 l'Ateneo si è dotato di un nuovo Statuto che prevede 11 facoltà con compiti di coordinamento e supervisione e 63 dipartimenti con compiti riguardanti la ricerca e la didattica.
NOTA BIBLIOGRAFICA
Filippo Maria Renazzi, Storia dell'Università degli Studj di Roma. Detta comunemente La Sapienza, Roma, Casa Editrice Università La Sapienza, 2011, 5 voll. - 6 tomi. Ristampa anastatica (1^ edizione 1803)
Nicola Spano, L'Università di Roma, a cura di Attilio De Luca, Roma, Casa Editrice Università La Sapienza, 2008. Ristampa anastatica (1^ edizione 1935-XIII)
1935/1985 La "Sapienza" nella Città Universitaria. Catalogo della mostra, Università degli Studi di Roma "La Sapienza", Palazzo del Rettorato, 28 giugno/15 novembre 1985, a cura di Enrico Guidoni - Marina Regni Sennato, Roma, Multigrafica Editrice, 1985
La storia delle università italiane: archivi, fonti, indirizzi di ricerca. Atti del Convegno, Padova, 27-29 ottobre 1994, a cura di Luciana Sitran Rea, Trieste, LINT, 1996
Stefania Mornati, L'edificio della Scuola di Matematica di Gio Ponti alla Città universitaria di Roma, in «Bollettino dell'Unione Matematica Italiana n. 1», 2002
Mario Caravale, Per la storia dell'Università di Roma: La Sapienza, in «Le Carte e la Storia n. 2», 2003
I luoghi de "La Sapienza": La Sapienza per Roma, Complesso del Vittoriano 25 febbraio - 16 marzo 2005, catalogo della mostra, Roma, Selegrafica 80, 2005
Un altro Sessantotto. La protesta nella memoria dei docenti dell'Università di Roma "La Sapienza", a cura di Francesca Socrate, Roma, Biblink, 2008
Nando Simeone, Gli studenti della pantera: Storia di un movimento rimosso, Roma, Edizioni Alegre, 2010
Luca Falciola, Il movimento del 1977 in Italia, Roma, Carocci Editore, 2016
Fulco Lanchester, Il ruolo dello Studium Urbis nel periodo costituzionale transitorio, in «Nomos n. 3», 2017
Alessio Gagliardi, Il 77 tra storia e memoria, Roma, ManifestoLibri, 2017
Francesca Socrate, Sessantotto. Due generazioni, Bari, Editori Laterza, 2018
RIFERIMENTI ARCHIVISTICI
A CURA DI
Francesca Nemore