Quintino Sella: Un organizzatore di cultura
"In Italia non v'ha abbastanza desiderio di arricchirsi per mezzo del lavoro e del risparmio. Regna una inattività generale non solo nel campo economico, ma eziandio nello scientifico, nel letterario, nel politico. Questo quietismo è la morte di una nazione" così Quintino Sella il 30 marzo 1868 descrive la situazione politica, sociale ed economica dell'Italia all'indomani dell'Unità.
Una situazione che proverà a cambiare in tutti i modi, soprattutto dopo l'ingresso di Roma nel Regno d'Italia e la sua assunzione a capitale. Proprio l'uomo che i libri di storia tramandano come il responsabile della "la tassa sul macinato", l'uomo del pareggio di bilancio, è stato quello che maggiormente si impegna per una ripresa culturale e civile della Nazione. È lui che riprende, rilancia e cerca di concretizzare l'idea risorgimentale di una "terza Roma", dopo quella dei cesari e quella dei papi, un progetto "cosmopolitico per Roma: quello della scienza", così scrive a Mommsen nel 1871. Questo progetto si articola in diverse tappe: il rinnovamento del corpo accademico dell'Università di Roma, il rilancio dell'Accademia dei Lincei, la costruzione di un museo della scienza e la costruzione della biblioteca nazionale.
Ma chi è questo organizzatore di cultura? Da dove si origina questa sua convinzione che per rilanciare il Paese è necessario rilanciarne l'immagine scientifica e culturale?
Nato a Sella di Mosso il 7 luglio 1827, Quintino Sella si laurea nel 1847 in ingegneria idraulica a Torino. Si trasferisce a Parigi presso l'École des Mines, per specializzarsi in mineralogia e cristallografia. Qui ha modo di vivere come spettatore la rivoluzione di febbraio ed il crollo del regime orleanista, osservando e maturando dentro di sé una forte consapevolezza circa le problematiche sociali, economiche e politiche di una realtà come quella francese, che si mostra ben distante da quella piemontese. La passione per la politica e lo spiccato senso patriottico lo portano durante un breve viaggio a Torino nel 1848, a fare richiesta al ministro dell'Interno di poter combattere come volontario nell'esercito piemontese, durante la Prima guerra d'indipendenza. Il diniego da parte del ministro De Ambrois getta Sella in una profonda crisi, che lo porta a concentrarsi sul perfezionamento della propria istruzione.
Quando nel 1852 fa ritorno in patria, può fare affidamento non solo su una formazione professionale di primordine, sulla conoscenza della lingua francese, inglese e tedesca, ma soprattutto sulle esperienze di vita compiute presso i maggiori paesi industrializzati d'Europa. La formazione scientifica raggiunta da Sella trova naturale sbocco nell'insegnamento e sul versante dell'impegno pubblico. Il 2 dicembre 1852 gli viene affidato l'insegnamento di Geometria applicata alle arti nell'appena sorto Istituto Tecnico di Torino. Pochi anni dopo, nel 1856, viene eletto socio dell'Accademia delle Scienze di Torino e nel dicembre 1859 membro ordinario del Consiglio Superiore dell'Istruzione pubblica.
Riemerge ben presto il suo forte interesse per la politica, che lo porta a partecipare alle elezioni per il Parlamento subalpino. La carriera politica di Sella culmina nel 1860 con l'elezione a deputato nella VII legislatura del Regno di Sardegna. Nuovamente eletto nel 1861, all'interno del primo governo del Regno d'Italia, viene nominato segretario generale del Ministero dell'Istruzione. Pur abbandonando l'incarico dopo poco tempo, l'interesse per i problemi relativi alla pubblica istruzione non abbandonerà Sella, spingendolo ad occuparsi della riorganizzazione della cultura italiana, focalizzandosi sull'istruzione e lo sviluppo.
Le sue forti determinazioni relative alle questioni finanziarie, e l'attenzione al dibattito economico, lo spingono ad accettare la nomina a ministro delle Finanze durante il governo Rattazzi, nel 1862. Sella sostiene il suo impegno politico fino all'ultimo mandato ministeriale, durante il governo Lanza-Sella (1869-1873). All'indomani dell'annessione di Roma al Regno d'Italia, con il plebiscito del 2 ottobre 1870, il quadro posto innanzi alla classe dirigente romana si presenta con la scelta tra la fedeltà al vecchio regime e l'adesione al nuovo ordine statale. Tale valutazione porta alla travagliata decisione da parte della maggioranza delle strutture sociopolitiche e culturali di aderire al nuovo Stato.
In questo contesto si colloca la vicenda dell'Accademia dei Lincei e del ruolo fondamentale avuto in essa da Sella. Nel 1870 la città di Roma vive un momento culturale di profonda crisi, nonostante le iniziative intraprese da papa Pio IX, con il tentativo di ricostruire nel 1847 la Pontificia Accademia dei Nuovi Lincei. Dopo alcuni momenti difficili, che vedono la scissione all'interno dell'Accademia di una parte consistente dei soci, che si dimette perché non riconosce la legittimità del Regno d'Italia, la presidenza dei Lincei viene assunta dal geologo Giuseppe Ponzi. L'elezione di nuovi soci, il 4 dicembre 1870 porta all'interno dell'Accademia anche Sella, già socio corrispondente. Il 22 marzo 1874 Sella ottiene la presidenza dell'Accademia dei Lincei. Può così concentrarsi sulla realizzazione dei propri propositi. Il 22 marzo 1874, durante il banchetto di ringraziamento, alla presenza del presidente del Consiglio Marco Minghetti, Sella espone il programma di rilancio dell'Accademia, prevedendo innanzitutto la riforma dello statuto accademico, con la creazione di una Classe di scienze morali, la suddivisione dei soci in nazionali, corrispondenti e stranieri, oltre che un sostanziale aumento della dotazione accademica. Il nuovo statuto viene approvato nel 1883.
Innanzitutto, secondo Sella, occorre stabilire una ripresa delle attività di cui l'Accademia è promotrice, concentrando le risorse disponibili sul rilancio delle pubblicazioni, l'incremento dei lavori pubblicati all'interno degli atti accademici, la riorganizzazione della struttura degli atti, l'attribuzione di premi, la creazione di nuove serie e collane. Al fine di una maggiore visibilità della produzione scientifica italiana rappresentata nei volumi dei Lincei, Sella si impegna nella stampa degli Atti accademici. Concentrando tutte le sue energie per un'Accademia nazionale, completa nella sua nuova articolazione, Sella dà vita ad un unicum europeo, caratterizzato da una complementarietà scientifico-umanistica di prim'ordine.
NOTA BIBLIOGRAFICA
Epistolario di Quintino Sella, 7 voll., a cura di Guido Quazza, Marisa Guazza, Roma, Istituto per la storia del Risorgimento, 1980-2005
Quintino Sella tra politica e cultura 1827 - 1884. Atti del Convegno Nazionale di Studi, Torino - Palazzo Carignano. 24-25-26 ottobre 1984, a cura di Cristina Vernizzi, Torino, Silvestrelli Cappelletto, 1986
Guido Quazza, L'utopia di Quintino Sella. La politica della scienza, Torino, Istituto per la Storia del Risorgimento Italiano, 1992
Quintino Sella. Scritti di scienza. L'Armonia del Sapere e del Fare, a cura di Nicolò Sella di Monteluce, Biella, Opera Pia Sella, 2012
Giovanni Paoloni, Quintino Sella, in «Scienziati, patrioti, presidenti, a cura di Raffaella Simili», Roma-Bari, Laterza, 2012, pp. 3-41
Quintino Sella. Discorsi e scritti, a cura di Marco Bertoncini e Aldo G. Ricci, Ravenna, Libro Aperto editore, 2014
RIFERIMENTI ARCHIVISTICI
A CURA DI
Francesca Nemore