Vito Volterra: Mister Italian Science
"L'avvicinamento fra il pubblico e gli uomini di scienza, dovuto allo stato d'animo che nell'uno e negli altri ingenera il sentimento scientifico dominante nel mondo odierno; e la grande crisi che agita oggi tanti rami del sapere. All'uno e all'altro di essi corrispondono nuovi bisogni della umana società, bisogni cui ogni paese civile deve soddisfare se non vuole che si arresti o languisca la propria vita intellettuale e che si inaridiscano le fonti della propria prosperità" così Vito Volterra, il personaggio che più ha improntato di sé la politica scientifica e culturale dell'Italia a cavallo tra le due guerre.
Mister Italian Science come lo definirono gli americani che con lui hanno lungamente collaborato. Ma chi era l'uomo che suscitò tanto entusiasmo all'estero e tante ire nel regime fascista? Quale la sua politica scientifica?
Nato ad Ancona il 3 maggio 1860, Vito Volterra passa la sua gioventù prima a Torino e poi a Firenze, dove studia presso la scuola tecnica Dante Alighieri e l'istituto tecnico Galileo Galilei. Iscrittosi all'Università di Pisa nel 1878, viene ammesso l'anno successivo alla Scuola Normale Superiore, laureandosi nel 1882 in Fisica.
Nel 1883 è nominato professore ordinario per la cattedra di Meccanica razionale presso l'Università di Pisa e nel 1892 preside della Facoltà di Scienze. Chiamato a Roma nel 1902, ricopre la cattedra di Fisica matematica dopo la morte di Eugenio Beltrami. Nel 1907 fonda la Società Italiana per il Progresso delle Scienze, di cui rimane presidente fino al 1908. La Società avrebbe dovuto ricalcare, nel modello e nelle funzioni, le società francesi e inglesi di fine Ottocento. Volterra indirizza la SIPS verso una politica di ricerca nazionale ed internazionale, verso la collaborazione fra la comunità scientifica, quella politica ed economica, il superamento dei confini fra settori disciplinari, il coinvolgimento di discipline quali l'economia, la biologia e la chimica.
Il suo valore viene riconosciuto anche all'estero. Dal 1888 Volterra compie molti viaggi: a Parigi allaccia stretti rapporti con il matematico Henri Poincaré; nel 1901 visita Londra e Cambridge, mentre nel 1902 è la volta di Berlino, Danimarca, Svezia e Norvegia. Nel 1904 viene eletto membro dell'Académie des Sciences e gli vengono conferite lauree honoris causa in molti atenei stranieri. Nel 1911 viene chiamato a far parte della National Academy of Sciences di Washington.
Volterra si batte per l'intervento dell'Italia nel primo conflitto mondiale a fianco della Francia e dell'Inghilterra e fonda, assieme a matematici del calibro di Borel, Painlevé e Picard, l'Associazione per l'Intesa Intellettuale tra i paesi alleati ed amici. Quando l'Italia entra in guerra contro l'Austria nel 1915, si arruola come volontario nel Genio aeronautico.
La carriera istituzionale di Volterra prosegue nel dopoguerra: nel 1919-20 viene eletto presidente della Società dei XL, di cui era socio fin dal 1894, carica che deve abbandonare in seguito all'elezione a vicepresidente dell'Accademia dei Lincei, di cui diventa presidente nel 1923.
Sempre in quell'anno istituisce il CNR, di cui diventa presidente all'unanimità nel 1924. Viene poi chiamato come referente per l'Europa nel campo delle discipline fisico-matematiche all'International Education Board, un organo che si occupa della gestione di attività educative internazionali e di borse di studio della Fondazione Rockfeller. Su proposta di Volterra, in Italia le borse Rockefeller vengono destinate ai "ragazzi" di via Panisperna: Enrico Fermi nel 1924, Enrico Persico nel 1925, Franco Rasetti nel 1928 e 1929.
Nel 1923 Vito Volterra è chiamato a capo dell'Accademia dei Lincei. Negli anni in cui guida l'Accademia, sono nominati membri molti nomi stranieri famosi, tra cui Einstein e Langevin nel 1921, Soddy e Bohr nel 1923-1924 e Russell nel 1926.
Tuttavia, all'interno dell'Accademia non raccoglie solo successi: è del 1923 lo scontro con il ministro della Pubblica Istruzione Gentile, di cui contrasta attivamente la riforma, istituendo una commissione che si conclude con un appello di condanna circa l'operato di Gentile. La risposta non si fa attendere e con decreto del 30 settembre 1923 viene abolito il sistema elettivo per tutte le cariche accademiche, aprendo la strada ad un controllo sempre più marcato delle università.
All'indomani del governo Mussolini, Volterra esprime preoccupazione circa gli eventuali sviluppi della politica italiana. Tra il 1924 e il 1925, a seguito dell'assassinio di Matteotti, Volterra aderisce all'Unione delle Forze Liberali e Democratiche e firma il Manifesto degli intellettuali antifascisti redatto da Benedetto Croce.
Diventato oramai un nemico ufficiale del regime, Volterra subisce continue pressioni soprattutto dopo la nascita dell'Accademia d'Italia. Tra il 1926 e il 1928 viene allontanato dall'Accademia dei Lincei, dal CNR, dalla vicepresidenza del International Research Council. Come professore rifiuta di giurare fedeltà al regime e per questo viene privato della cattedra universitaria. Infine viene dichiarato decaduto da tutte le accademie italiane.
Muore nel 1940, poco dopo l'entrata dell'Italia nel secondo conflitto mondiale, commemorato solo all'estero e presso la Pontificia Accademia delle Scienze, di cui era stato nominato socio nel 1936.
NOTA BIBLIOGRAFICA
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RIFERIMENTI ARCHIVISTICI
A CURA DI
Francesca Nemore